Storia del running: dalle origini ai giorni nostri

Indossare un pantaloncino, una maglietta e un paio di scarpette ai piedi sono diventati gesti comuni per chiunque voglia andare a correre. Ma quando abbiamo cominciato a vestirci così per andare al parco a macinare km e km?

Ripercorriamo insieme le tre tappe fondamentali

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Jimmy Fixx e i pionieri del running


La storia della corsa è legata all’antica Grecia, precisamente alla nascita dei Giochi Olimpici che si tennero per la prima volta nel 776 a. C. a Olimpia. All’inizio tutto era centrato sulla corsa come unico sport di competizione. Poi con il tempo gli sport in gara divennero quattro: la corsa, il pugilato, la lotta e il pentathlon.

Quando la corsa,
da sport esclusivamente per atleti
è passato ad essere uno stile di vita
per milioni di persone?

Tutto parte negli anni ’70 quando Jimmy Fixx un giornalista sportivo americano un po’ in sovrappeso decide di smettere di fumare e rimettersi in forma.  Nel 1977 esce il suo primo libro The complete book of running, “la bibbia del jogging”. Jimmy la scrive dopo aver cambiato radicalmente stile di vita allenandosi quotidianamente e perdendo 30 kg. Il suo unico scopo: evitare la fine del padre, stroncato da un infarto.

Il successo del libro fa sì che Jimmy Fixx nel giro di pochi anni diventa un punto di riferimento per tutti quelli che vogliono rimettersi in forma con sacrificio e convinzione cambiando stile di vita e alimentazione. A New York scatta la scintilla della corsa come sport amatoriale praticato per le strade della Grande Mela, tra i grattacieli più alti e il cuore verde di Central Park.

I media accendono i loro riflettori mediatici sui primi “runners” americani e nel giro di poco tempo tutto il mondo inizia a imitare la moda lanciata da New York e da Jimmy Fixx.

 

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Gli anni '80 e il running come fenomeno di massa 

Il boom lanciato da Jimmy Fixx diventa un’onda inarrestabile. 

Dagli anni ’80 in poi parchi, marciapiedi,
argini dei fiumi, spiagge e lungomari
si riempiono di persone in scarpette da ginnastica e tuta.
Un nuovo sport è nato: il jogging.

La parola jogging deriva dal verbo inglese to jog – andare avanti a balzi – in pratica correre a passo lento o medio. La facilità di uno sport che non fa arrivare al fiatone, fa sì che tutti siano in grado di praticarlo. In una manciata di anni, anche il termine entra nel linguaggio internazionale.

La febbre della corsa non conosce freni.
In tutto il mondo le persone iniziano
a puntare la sveglia alle 6.00 per fare il giro
del parco prima di andare al lavoro.  

Grazie a personaggi come Bill Bowerman, allenatore di atletica leggera e cofondatore di uno dei più popolari brand di sportswear, correre da quel momento in poi diventa cool! Dopo un viaggio in Nuova Zelanda in cui Bowerman incontra Arthur Lydiard, un altro allenatore considerato il vero inventore del metodo, il jogging diventa una disciplina anche scolastica. Si dice che Lydiard riassumesse il concetto alla base del jogging con l’acronimo LSD: Long Slow Distance, una lunga distanza, ma percorsa piano. Bowerman inizia a stupirsi di quanto bene andassero gli atleti di Lydiard che si allenavano correndo tanto e lentamente e decide di portare quel concetto negli Stati Uniti, dove nel 1966 pubblica il libro Jogging, in cui inizia a parlare dei benefici della corsa lenta, non solo per gli atleti.

Se i primi a correre per strada venivano presi per matti da quel momento in poi diventano sinonimo di persone “al passo con i tempi”.

In palestra entrano in scena
quelle attrezzature usate prima nelle carceri
come punizione per i detenuti: i tapis roulant.

A contribuire a questa onda di euforia, l’arrivo di nuovi marchi di abbigliamento sportivi e di prodotti alimentari pensati per la salute di chi fa jogging. La pubblicità sui cartelloni e in televisione rilancia il fenomeno e alla massa si uniscono personaggi famosi come manager, star, presidenti. Tutti iniziano a correre

 

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La storia del running oggi

La diffusione della corsa oggi è un vero e proprio fenomeno sociale e culturale capace di coinvolgere chiunque: Donne, bambini, adulti, anziani. La facilità della corsa, praticabile a qualsiasi età, è unita anche a un fattore economico di non poco conto. Poter praticare uno sport ovunque e  senza spendere molti soldi, fa sì che la corsa si diffonda in tutti gli strati sociali.

La pubblicità della Nike con lo slogan “Just do It” contribuisce a rendere questo nuovo sport nel corso dei decenni successivi una cosa non solo buona, ma anche giusta.

Ma cosa distingue il running dal jogging?
La frequenza dell’attività. 

Just do it! Indica determinazione, impegno, l’ideale americano del lavorare sodo trasposto nello sport e nell’attenzione per la propria forma fisica. Chi corre saltuariamente fa jogging. Chi si allena quotidianamente in vista di una gara fissando degli obiettivi da raggiungere, è un runner.

Correre mette le persone davanti ai propri limiti e trovare il modo per superarli.

Chiunque pratichi questa attività sa benissimo che alla domanda Perché corri? la risposta non è “Per dimagrire”, ma “Per stare meglio”. La corsa infatti ha anche un effetto benefico sulla nostra mente sotto vari punti di vista: in primis aiuta a gestire lo stress rilasciando nel nostro corpo serotonina, l’ormone della felicità, influisce positivamente sulla memoria e - secondo una ricerca dell’Università del Maryland - stimola la nascita di cellule nervose rallentando l’invecchiamento del cervello e aiutando la prevenzione della demenza senile. Alla domanda “Perché corri” bisognerebbe allora rispondere “Perché non farlo?”